CRONACA DI UNA GIORNATA EUROPEA

da | Mar 17, 2025 | In evidenza, News e Rassegna Stampa

Di Francesco Lauria

Ne avevo fatte tante di manifestazioni per l’Europa quando ero studente. Ricordo, nel 1999, quando andammo a Strasburgo a manifestare per un’Assemblea costituente europea davanti al neoeletto PE con i manifesti con l’effigie di Altiero Spinelli. Un parlamentare alle prime armi ci chiese chi era quel vecchio signore con la barba bianca che volevano liberare. Ricordo poi un incredibile trasferta a Genova in pullman con i federalisti europei che durò 24 ore perché fummo bloccati senza alcuna assistenza dalla neve tra Alessandria e Tortona. Per questo, mentre a Prato prendevo l’intercity per Roma Ostiense, questa mattina ero emozionato e tenevo in mano con cura il Manifesto di Ventotene letto e riletto in gioventù.

I cambi e la linea tirrenica hanno funzionato perfettamente e quindi con un’ora di anticipo ero già a piazzale Flaminio mentre incrociavo tantissime magliette verdi. No, non erano cislini, né federalisti europei, ma tifosi dell’Irlanda di rugby che di lì a poco avrebbe sconfitto di misura la nostra nazionale.

Piazza del Popolo si andava riempiendo, si confondevano le bandiere blu con quelle della pace, con quelle dell’Ucraina e della Georgia (perché non della Serbia?) con quelle bianche e verdi proprio dei federalisti europei.

Anche il punto di incontro CISL vicino alla Chiesa degli artisti si andava popolando con dirigenti e operatori che giungevano alla spicciolata da tutta Italia e si posizionavamo intorno alla segretaria generale avvolta nella bandiera europea.

La caratteristica della piazza era proprio la sua pluralità composta e serena, quasi in curiosa attesa. Prima che il più navigato Claudio Bisio prendesse le redini della conduzione della piazza, esordiva un timidissimo Michele Serra visibilmente emozionato. Il primo vero intervento era quello della ottantacinquenne figlia di Eugenio Colorni e Ursula Hirshmann. Le parole e il vento anche meteorologico non potevano che tornare a Ventotene e al Manifesto per un’Europa libera e unita. Bellissimo il discorso di una giovane giornalista afgana, in Italia da quattro anni che permetteva di allargare lo sguardo al mondo e alle sue forti sofferenze.

Seguivano scrittori e artisti fino ad un ispirato Corrado Augias. Applauditissimo Corrado Formigli e i trecento sindaci presenti e co-promotori dell’evento che venivano affiancati dal sindaco di Barcellona, intervenuto in un ottimo italiano. Significativo il suo intervento sull’Europa delle città, quell’Europa “minore” spesso più avanzata rispetto alla pigra Unione intergovernativa. Non mancava la musica.

Un giovane cantautore riproponeva al pianoforte Henna di Lucio Dalla e l’emozione saliva nel ricordo di Lucio e nel ripudio della guerra.

L’intervento più politico era forse quello di Guy Verhofstadt, presidente del Movimento Europeo che richiamava ancora Spinelli e un’Unione politica e federale oltre che economica e della difesa militare. Anche Virzì era sorprendente e interveniva parlando addirittura di federazione mondiale. L’immagine di Aldo Capitini irrompeva con la giovane sindaca di Perugia mentre Roberto Vecchioni e sua figlia parlavano di inclusione e sogni.

Sarà poi lo stesso Vecchioni a cantare riprendendo il tema del sogno con la sua famosa canzone.

La piazza ascoltava, applaudiva, davvero coinvolta pur nella pluralità dei messaggi e anche dei contenuti e degli accenti dei relatori.

Seguivano Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio, Elena Cattaneo e Benedetta Tobagi, il ricordo della nascita dell’Erasmus e il tema dell’ Europa della conoscenza e della ricerca.

Salivano sul palco due ragazzi di Parma spigliatissimi a ricordare come la mia città sarà capitale europea dei giovani nel 2027.

Infine una ragazza iraniana finalmente cittadina italiana dopo quindici anni e una rifugiata ucraina. Infine un messaggio del “centenario” Renzo Piano.

La pioggia faceva più volte timidamente capolino senza avere il coraggio di irrompere sulla serata romana e su piazza del Popolo ribattezzata Piazza del Popolo europeo.

Abbracci, selfie, note si intrecciavano insieme alla promessa di non perdersi di vista, di continuare a crederci.

Io mi guardavo e mi guardo dentro. Saluto un ultimo collega e torno a Termini non senza passare a “salutare” anche Trinità dei monti.

No, la manifestazione non ha dato tutte le risposte alle domande di questo dannato e polveroso tempo. Ma ci ha rimesso insieme e in cammino.

Rimetto le mani nella mia borsa. Il manifesto di Ventotene è dietro ad un libro che parla di Aldo Moro. Della sua vita, non della sua morte. L’europeismo di Moro è spesso dimenticato. Domani è 47esimo anniversario di Via Fani. Diceva Moro ‘dobbiamo vivere il nostro tempo con tutte le sue difficoltà”. Mando le foto più belle della manifestazione a mio figlio.

Alla fine sono a Roma anche e soprattutto per lui e la sua generazione che si affaccia ora al mondo.

W gli Stati Uniti d’Europa. Non un’Europa fortezza, ma una grande piazza democratica unita nella diversità.